EDITH

“Ho incontrato Edith perché non potevo ignorare la perdita dell’amore. Perché quando cantavo ‘Hymne ‘a l’amour’, la morte dell’uomo che amavo mi sembrava la sola verità possibile. Poi è scomparsa. È riapparsa anni dopo fra le righe di un giovane trentenne che me la ha messa davanti in un appuntamento preso da tempo. Quando lessi il testo di Davide Strava capii che non poteva sapere ciò che nessuno aveva detto. Mi ha legato la bocca, ha incurvato la mia schiena, mi ha ammalato, mi ha ferito e mi ha curato. Mi commuove e mi fa ridere. E quando il pubblico ride con me, penso che quella vecchia puttana ubriaca si sarebbe divertita”
Sarah

La genesi di “Edith”
Fra febbraio e marzo 2013 comincia a prendere forma il testo “Edith” che nasce dalla profonda necessità di Sarah di lavorare su una voce ben definita, su una figura iconica che ha cambiato il panorama musicale del nostro ‘900. Il lavoro si presenta come il punto di equilibrio fra l’emotività della recitazione nel canto e la purezza della linea di canto nella recitazione. La regia destruttura il modo di cantare classico e si avvale nelle canzoni stesse di una metodologia strasberghiana, capace di partire dal corpo e dall’empatia, collocando su un piano secondario le necessità puramente tecniche e vocali. Lo spettacolo da subito ottiene un successo trasversale. Edith viene replicato ogni anno dal 2013 e viene tuttora suggerito ai teatri anche dagli spettatori che lo intercettano, vivendo una sorta di vita propria. E’ la storia della cantante Edith Piaf, che dall’infanzia al momento di maggior successo incontra quattro grandi amori: il padre, girovago, Marcel Cerdan, il pugile che le rubò il cuore, Louis Lepleè, l’impresario che la scoprì, e Raymond Asso, il grande insegnante di canto che la rese una star.

La storia
Piccola come un uccellino (piaf in francese significa appunto “passerotto”), ruvida come un sasso della strada da cui arriva, Edith nasce fra gli ultimi, figlia di un contorsionista saltimbanco e di una cantante di strada. Viene iniziata all’alcool da piccolissima dalla nonna materna, da cui verrà sottratta solo dal padre, che la trascinerà nel bordello della nonna paterna in cui crescerà. Edith canta per strada, inizia da bambina vicino al padre, prosegue da sola sempre insieme all’alcool e alle amiche prostitute, viene scoperta per caso dal padrone del Cabaret Gernise, Louis Lepleè. Nel giro di poche settimane conosce il successo, prima cittadino, poi planetario, sotto l’egida del compositore Raymond Asso, severissimo musicista, che la trasforma da diamante grezzo a brillante raffinatissimo.
Edith impara a parlare correttamente, a muoversi, a governare la voce straordinaria che le ha dato la natura. Devota di Santa Teresa, si innamora molte volte di tanti partner di scena e chansonnier, ma a un certo punto incontra il grande amore della sua vita: il pugile francese Marcel Cerdan appunto, sposato che, come lei, ha raggiunto il culmine della fama negli USA.
Stanno insieme sotto gli occhi di tutti, si amano follemente, incuranti delle convenzioni e dell’epoca. Tuttavia la sorte è invidiosa del loro amore: Cerdan morirà in un incidente aereo fra la Francia e gli Stati Uniti per raggiungere Edith ad un concerto.
È il trauma che segnerà la sua vita, insieme alla morte dell’amico che la scoprì e a quella della piccolissima figlia Marcelle, dal nome identico a quello del grande amore della sua vita.

Lo spettacolo
Le tappe fondamentali della vita di Edith e quelle ancora più importanti attraverso le quali si sviluppa il suo mondo interiore e i suoi sentimenti ci vengono narrate in prima persona dalla stessa Piaf in un lungo monologo che è in realtà un costante dialogo non solo con se stessa ma soprattutto con la sua voce e la sua musica, che irrompe sulla scena durante tutto il racconto, con il ricordo delle persone che ha conosciuto e, non ultimo, con il pubblico. Sulle considerazioni generali sull’amore e sulla sua esistenza finisce lo spettacolo, colmo di gratitudine e di speranza, e pieno di spunti per avere il coraggio di vivere, sempre, a qualsiasi prezzo. Nel corso dell’opera – atto unico della durata di 75 minuti – Sarah, accompagnata dal maestro Luca Proietti al piano, esegue il principale repertorio della cantante: Je ne regrette rien, Milord, Mon Dieux, La foule, Padan Padan, Hymne a l’amour, L’accordeoniste.